CULTURA &TEMPO LIBERO

 
 
 
 
HOME DEL DOSSIER

I magnifici sette più uno

Interviste

Il Festival

Cronaca

I trailers

Foto e video

Audiard infiamma i francesi:
Un prophète è il primo favorito

di Boris Sollazzo

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
16 MAGGIO 2009

In una sola giornata, al Festival di Cannes, si rischia di aver trovato il piccolo capolavoro e il grande bluff. Il primo è Un prophète, di Jacques Audiard, autore di genere tra i più ispirati e talentuosi del cinema francese. Il secondo è Precious, melodramma da ghetto nero di New York, storia atroce di una ragazza che dalla vita ha avuto tutto. Tutto il peggio possibile. Pacchiano e con ospitate furbe (Lenny Kravitz e Mariah Carey), ma ieri la Sala Debussy era tutta in piedi a festeggiare il suo regista Lee Daniels, che piangeva abbracciato a Mariah Carey.

Un prophète - (in concorso)
Dura due ore e mezza il primo film del week-end dopo un inizio di concorso abbastanza balbettante. E Jacques Audiard arriva in un momento di svolta: era con lui che i francesi, e tutta la rassegna, volevano cominciare a fare sul serio. Autore di gioielli come Sulle mie labbra e, soprattutto, Tutti i battiti del mio cuore (geniale remake con Romain Duris di Fingers di Toback), era alla sua prova di maturità. Un prophète è probabilmente quella di laurea. Non ci stupiremmo dunque se arrivasse a un premio importante. Il suo "romanzo criminale" chiuso tra le quattro mura di una prigione-stato (ha le sue regole, dettate da un Niels Arestrup anziano, trasandato e cattivo) parte da un ragazzo che ci entra a 19 anni, per rimanerne sei. Costretto a decisioni durissime e a un'iniziazione dolorosa, capisce che solo i duri possono sopravvivere in quell'inferno. Malik (un ottimo Tahar Rahim, vera scoperta del film) è un innocente che si carica addosso la colpa perché non vuole soccombere, un combattente che mantiene una perversa purezza anche quando si sporca di sangue: il suo sorriso è dolce anche quando si appropria del ruolo di potere che non gli compete. Audiard è grande nel dipingere un affresco a tinte fosche e claustrofobico nel descrivere un viaggio in un sistema di regole tutto maschile e criminale che crea mostri di aberrante normalità. Il cineasta, a questa storia potente aggiunge una regia e tempi assolutamente perfetti, una fotografia da applausi, e così i 150 minuti che all'inizio sembrano troppi, alla fine si rivelano necessari. Audiard divide in capitoli la vicenda, come sempre cita i suoi maestri noir, "impone" ai suoi autori modelli di un passato glorioso (Belmondo, per esempio), confeziona una colonna sonora di repertorio molto speciale.

Precious- (per la sezione "Un certain regard")
Standing ovation, almeno 10 minuti di applausi. E critici in visibilio. Difficile davvero credere a quello che si è visto alla Sala Debussy di Cannes. Lo stesso regista di Precious, Lee Daniels, non se lo aspettava e piangeva commosso tra le braccia di Mariah Carey e consolato da Lenny Kravitz, nel suo film una psicologa e un infermiere, comprimari di lusso. Il film è un ricatto morale e cinematografico che supera, se possibile, un altro grande bluff di questa stagione: The millionaire di Danny Boyle. Come in quel film un bimbo indiano viveva una sfortuna dietro l'altra, qui Precious Jones è l'emblema (la storia non vera, forse verosimile, è tratta da un racconto di Sapphire) del degrado del sottoproletariato americano. A questa ragazza non manca davvero nulla, ma in senso negativo: sedicenne obesa, ragazza-madre di due figli avuti da suo padre (è il primogenito è portatore di handicap) che l'ha violentata dall'età di 3 anni lasciandole in eredità l'Aids, una madre (Mo'nique) che la picchia e la odia perché le avrebbe portato via il marito.
Queste sono solo una parte delle tragedie che colpiscono ogni 10 minuti (dei 110 di film) l'attrice monumentale (per mole e talento) Gabourney Sidibe. Film cinematograficamente sgrammaticato e kitsch- la protagonista ha sogni pacchiani per uscire dalla realtà avvilente- un'etica e un'estetica che risultano di facile presa sul pubblico ma di scarsa profondità, nonostante ci siano effettivamente scene di grande impatto (la madre che getta via il nipote, la normale diversità di Paula Putton brava e bellissima). Pellicola che verrà annunciata come il caso di Cannes, la grande sorpresa. Non fidatevi.

16 MAGGIO 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-